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L'Oratorio Damasiano
di Francesca Pace
Damaso fu il vescovo di Roma dal 366 al 384. Fu proprio per il suo interessamento ed incoraggiamento che si effettuarono, sotto il suo pontificato, varie opere architettoniche sulle tombe dei martiri.
Gli ambienti sotterranei dei cimiteri che custodivano i Martiri non erano infatti adatti al culto eucaristico pubblico: così i fedeli, una volta reso omaggio alle loro tombe, si recavano nella vicina, o a volte soprastante basilica per la celebrazione eucaristica.E' stato accertato che fu proprio S. Damaso a promuovere il culto dei martiri. Alcuni dimenticati, altri ansiosamente ricercati e ritrovati, furono celebrati con monumenti ed epigrafi da lui stesso composte.
Fu un Papa importante, non fosse altro perché rese le catacombe romane non semplici ruderi del passato ma testimonianze vive del primo periodo del Cristianesimo, di cui il sacrificio dei Martiri è stato emblema.
Oggi dei grandi monumenti resta poco, come nel caso di questa Basilica ad Martyres Simplicium, Faustinum, Viatricem et Rufinianum (presso la tomba dei martiri Simplicio, Faustino, Beatrice e Rufiniano) ma la memoria del papa - che, fra l'altro fu il primo ad introdurre la lingua latina nella liturgia al posto della greca - si staglia luminosa sull'orizzonte della fede cristiana, alimentata da sempre dal sangue di coraggiosi testimoni di Cristo: i Martiri.
Definiamo questo luogo "complesso cimiteriale" perché esso è costituito dalle gallerie cimiteriali sotterranee (o catacombe), e dalla basilica semi-ipogea. Su quest'ultimo edificio, o meglio sui poveri e pochi ruderi ancora visibili, è necessario soffermarsi.
Al momento della scoperta fu qualificato in realtà come "oratorio", con l'aggiunta dell'aggettivo "damasiano"; questo è il primo segno dell'importanza del luogo.
Ma andiamo con ordine. "Oratorio" perché si pensava essere di piccole dimensioni.In seguito, con gli scavi del 1980, si appurò trattarsi di una vera e propria "basilica", date le dimensioni m 20 x 14, e "damasiana", dovuto al rinvenimento del frammento dell'architrave della porta di entrata con una dedicatoria incisa con caratteri particolari, chiaramente attribuibili ad uno stretto collaboratore di papa Damaso, l'epigrafista Filocalo.
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