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I primi cristiani, accusati di “ateismo”
di Nicola De Guglielmo
Loro che mettevano alla base della condotta personale l'amore, a qualunque costo, erano fortemente odiati dagli altri. Abbiamo mille documenti storici di quest'odio; e frutto di quest'odio furono le continue cruente persecuzioni.
Una delle ragioni principali per le quali i Romani tradizionalisti - attaccati a ritualismi verso le mille divinità del Basso impero, il primo dei quali era ormai diventato, per obbligo e per ragion di Stato, il culto personale dell'Imperatore - odiavano i crisitiani (e li incolpavano come jettatori e causa di tante sventure), era che questi uomini nuovi non si curavano delle varie e tanto numerose divinità, non partecipavano alle vecchie feste pagane (in origine religiose e spesso degenerate in orgie), non facevano offerte agli dei e non trattavano come dio l'imperatore. Per di più erano troppo morali, in quell'epoca di decadenza. Per questo fatto erano giudicati “athei”, cioè senza quella religiosità esteriore e superstiziosa che agli occhi del pagano era “rispetto degli dei”.
Sembra di sognare, leggendo la storia dei primi secoli cristiani, quando vediamo che in molti processi i cristiani vengono torturati e magari messi a morte, perchè athei.
Un altro elemento li faceva giudicare athei, parola che forse allora aveva sfumature che oggi corrisponde a quella di “sovversivo”, gente di cui non fidarsi, gente che sembra rovesciare le basi della società e dà terribilmente fastidio ai benpensanti. Gli schiavi erano uguali ai padroni; non c'erano sfruttamenti. Ma non si possono certo accostare ai rivoluzionari secondo la concezione in voga oggi: basti constatare che, in tre secoli di persecuzioni, non opposero mai violenza alla violenza, pur perdendo i loro uomini migliori e decine di migliaia di fratelli di fede ogni volta. La loro rivoluzione era ben più profonda di un cambiamento politico.
Ma, proprio così, applicando fino in fondo il principio dell'amore e della non-violenza, dimostrarono di essere i più forti: uomini di carattere che portavano una verità autentica. E perciò non avevano paura né della morte né delle sofferenze. Nelle catacombe andiamo a trovare questi uomini, i quali, come cristiani, possono farci riscoprire il Vangelo.
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